: "Cybersecurity e autonomia digitale" La sovranità secondo Aruba.it
Secondo i dati della Green Software Foundation, l'aumento del consumo energetico delle tecnologie digitali potrebbe portare le emissioni dell’ICT al 33% delle emissioni totali di gas serra entro il 2050. Un valore che supererebbe le emissioni del Giappone ed è addirittura 4 volte più elevato di quelle della Francia.
Nella costante evoluzione del mercato globale, la sostenibilità è diventata un punto di attenzione per le organizzazioni che aspirano a costruire un futuro più attento e responsabile nei confronti delle persone e del pianeta. In questo contesto, il concetto di “Green IT” emerge come catalizzatore fondamentale per ridurre l'impatto ambientale delle tecnologie dell'informazione e orientare le aziende verso pratiche più sostenibili, ormai improrogabili. Esaminando infatti l’impatto ambientale del settore digitale, si è stimato che, se questo fosse una nazione, si collocherebbe al 5° posto tra i maggiori emettitori di anidride carbonica a livello mondiale, contribuendo al 3,8% delle emissioni totali. Un valore che supererebbe le emissioni del Giappone ed è addirittura 4 volte più elevato di quelle della Francia.
Oltre alle emissioni di CO2 generate dai dispositivi digitali, che sono passate dal 2% nel 2008 al 3,7% nel 2020, stando ai dati riportati nel report Lean Ict – Towards Digital Sobriety, particolarmente preoccupante è anche l’impatto delle tecnologie ad alta intensità energetica come la blockchain e l’intelligenza artificiale, che richiedono una grande quantità d’energia per l’elaborazione di calcoli complessi e risorse computazionali.
Secondo la Green Software Foundation, l'aumento del consumo energetico da parte di queste tecnologie potrebbe portare le emissioni dell’ICT al 33% delle emissioni totali di gas serra entro il 2050. D’altronde, secondo uno studio comparso recentemente sulla rivista scientifica Nature, l'industria digitale, con la sua crescente impronta di carbonio globale, proietta un aumento significativo nel suo contributo ai gas serra, passando dal 1,6% del 2017 al 14% entro il 2040 (+775%).
“Considerando questo scenario preoccupante, è imperativo adottare strategie di sostenibilità anche in questo ambito e implementare tecnologie che rispettino l'equilibrio tra progresso tecnologico e responsabilità ambientale. Costruire un futuro digitale sostenibile è un investimento nel bene comune e per le generazioni che verranno, e può rappresentare anche un vantaggio competitivo per le aziende attente a preservare il nostro Pianeta", mette in evidenza Davide Bianchi, Senior Technical Lead di Mia-Platform, tech company italiana specializzata nella creazione e accelerazione di piattaforme e applicazioni digitali.
Seguendo le linee guida stabilite dalla Science Based Targets Initiative, per raggiungere l’obiettivo di “net zero” entro il 2050, il settore globale dell’ICT deve ridurre le proprie emissioni di gas serra del 45% entro il 2030. Certamente l'adozione rapida di nuove tecnologie, come big data, intelligenza artificiale e blockchain, potrebbe ritardare il progresso verso questi obiettivi. Inoltre, s’aggiunge a questo un ulteriore problema inerente lo smaltimento dei prodotti tecnologici, il che contribuisce ulteriormente alle emissioni di gas serra e comporta rischi ambientali a causa di sostanze pericolose come il mercurio, il piombo e il cadmio, che possono contaminare l’aria e il suolo, senza contare i processi di estrazione mineraria di questi materiali che contribuiscono alla deforestazione e quindi distruzione dell’habitat. Si pensi che la produzione globale di rifiuti elettronici è stata di 53,6 milioni di tonnellate nel 2019 e si prevede che entro il 2030 raggiungerà i 74,7 milioni di tonnellate, come riporta Ernst & Young.
“Le aziende che vogliono costruire un futuro sostenibile per le generazioni che verranno, devono valutare l'integrazione di soluzioni di Green IT all'interno della propria strategia di trasformazione sostenibile. – prosegue Bianchi – Tuttavia, è essenziale che queste, nella scelta di tecnologie adeguate, valutino attentamente l'impatto ambientale potenziale derivante dall'implementazione su larga scala di tali soluzioni”. La tecnologia digitale può svolgere un ruolo chiave nel guidare cambiamenti operativi per raggiungere gli obiettivi ESG: secondo il report Smarter2030 realizzato da Accenture Strategy per la Global e-Sustainability Initiative, il settore ICT ha infatti il potenziale di ridurre le emissioni globali di carbonio del 20%, mantenendo le emissioni ai livelli del 2015.
Ma allora quali sono le strategie che potrebbero essere adottate per rendere più sostenibile l’industria secondo gli esperti del settore IT di Mia-Platform?
L’intelligenza artificiale è utilizzata in diverse attività logistiche, sia in ufficio (26%) che sul campo (16%). Otto aziende su dieci hanno già riscontrato benefici.
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“ISM4Italy integra iniziative industriali e progetti di ricerca, puntando a promuovere una solida coesione tra università, aziende e centri di ricerca in particolare su progetti ad alto livello di maturità tecnologica, una novità assoluta per il panorama nazionale”, sottolinea Giorgio Guglieri, Direttore del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale del Politecnico di Torino e coordinatore di ISM4Italy.
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L’Associazione chiede anche la proroga del target PNRR al 30 giugno 2026 per garantire l’attuazione dei progetti aggiudicatari.
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Quattro i green claim inibiti tra cui "maglieria Impatto 0" e "Questa impresa rispetta alti standard di impatto ambientale e sociale positivo". Per Il Tribunale di Milano sono considerati illegittimi i green claim vaghi, generici e non verificabili.
Lo annuncia Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Resta comunque garantita, sottolinea il Ministero, la possibilità di presentare nuove domande fino al 31 dicembre 2025.
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