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Packaging, tra record dell’export e timori sui dazi ecco l’Ipack-Ima 2025

L’AD di Ipack-Ima presenta l’evento del 27-30 maggio, mentre i dati di Mecs-Ucima confermano il primato mondiale dell’Italia: in un sondaggio le prime reazioni ai dazi dei produttori italiani

Manufacturing

Mancano ormai poche settimane a IPACK-IMA 2025, la fiera internazionale per i materiali e le tecnologie del processing e del packaging per il mondo food e non food, che si terrà alla Fiera di Milano tra il 27 e il 30 maggio.

Pochi giorni fa, in un evento presso la sede Siemens di Milano (in un articolo a parte raccontiamo in anteprima appunto della partecipazione di Siemens alla fiera), Simone Castelli, Amministratore Delegato di Ipack Ima, ha spiegato gli elementi salienti della manifestazione, e Luca Baraldi, Responsabile del Mecs (il Centro Studi di Ucima), ha tracciato lo scenario aggiornato del mercato del packaging, anche alla luce dei dazi annunciati il 2 aprile da Trump.

Cominciamo appunto dallo scenario: l’Italia è leader mondiale nella produzione in volumi di macchine per il packaging, con una quota del 20,6% nel 2023, seguita a ruota dalla Cina (20,2%), mentre USA e Germania sono intorno al 18% e il Giappone al 9% circa. Questi cinque paesi insieme costituiscono oltre l’80% del mercato mondiale, che è in crescita da anni, e nel 2023 ha sfiorato i 53 miliardi di euro (+3%), con prospettive di crescita di oltre il 4% medio tra 2024 e 2028, dazi permettendo.


In termini di mercati di destinazione, gli USA sono nettamente al primo posto per acquisti di macchine per il packaging (33,2%), seguiti da Cina (20,2%), Giappone, Germania e Italia al quinto posto.

Macchine per il packaging, il mercato italiano sfiora i 10 miliardi: l'80% è export

Venendo specificamente all’Italia, spiega Baraldi, il mercato è più che triplicato in 25 anni, e nel 2024 ha sfiorato i 10 miliardi (9,8 miliardi, +6%). Il settore comprende oltre 600 aziende con 38mila addetti, e il suo fatturato proviene per il 31% dai settori food, per il 26% dal beverage, e per il restante 43% dal non-food, in cui spicca il farmaceutico (16%).

Quasi l’80% del fatturato del settore italiano delle macchine per il packaging è export. La prima destinazione sono proprio gli USA col 15%: in termini assoluti si tratta di circa un miliardo di euro, cifra che però già nel 2024 è calata del 6%, dopo il boom (+31%) del 2023. Seguono Francia, Germania, Spagna e Messico, tutte tra il 4% e il 7%.


“Il nostro export resta un punto di forza, nonostante le incertezze globali, con performance positive in mercati strategici come Unione Europea e America Latina”, sintetizza Baraldi. “La trasformazione tecnologica del comparto, guidata da automazione e intelligenza artificiale, apre nuove opportunità per aumentare produttività e sostenibilità”.

“In Italia nel 2024 la raccolta ordini è salita del 3%, siamo sui livelli massimi di sempre, e prevediamo un’ulteriore crescita del 3% nel 2025 con sfondamento di quota 10 miliardi, nell’ambito di un mercato mondiale in espansione di oltre il 4% annuo”.

In questo quadro sono arrivati i dazi di Trump: “Le regole del gioco stanno già cambiando”, osserva Baraldi. “Gli USA rappresentano il 14% dell’export totale del comparto, e sono la principale destinazione di tutti i principali paesi esportatori di macchine per il packaging. È una situazione che impatta in principio gli ordini ma anche le prospettive di investimento. Stiamo rivedendo i dati, ma pensiamo che comunque il mercato resterà in crescita”.

Produttori italiani, sette su 10 fanno meno del 20% del fatturato con gli USA

Una prima idea di come reagiranno i produttori italiani del settore viene da un sondaggio del Mecs su circa 90 associati di Ucima, condotto recentemente ma comunque prima dell’annuncio di Trump del 2 aprile.

Oltre il 60% rilevava rallentamenti delle trattative e posticipazioni di ordini dei clienti USA, ma il 28% nessun impatto sul business. “Se rifacessimo oggi il sondaggio i risultati sarebbero peggiori, ma teniamo conto che anche i produttori USA hanno supply chain internazionali, e che gli USA sono solo uno dei mercati di destinazione: il 70% degli intervistati fa meno del 20% del fatturato in USA, e si aspetta un calo dell’export in USA inferiore al 10%”.


Alla luce di tutto questo il Mecs di Ucima, conclude Baraldi, sta cercando di quantificare realisticamente il possibile impatto. “Sarà comunque inferiore al 20% che è il dazio imposto alla UE”. Nel sondaggio, in risposta ai dazi il 35% non prevede azioni specifiche, il 33% vuole cercare altri mercati di sbocco, e circa il 26% pensa di aprire o espandere una filiale produttiva negli USA. “Insomma i produttori italiani non sono ottimisti, ma non si aspettano catastrofi”.

Ipack-Ima 2025, gli espositori saranno 1200, di cui 400 esteri: è già sold out

In questo scenario IPACK-IMA è nelle fasi finali della preparazione della manifestazione del 27-30 maggio. “Siamo in una situazione globale sempre più complessa, in cui IPACK-IMA vuole essere un ecosistema sicuro, dove il settore si incontra, si confronta e si orienta”, ha spiegato Simone Castelli, Amministratore Delegato di Ipack Ima srl.

Gli spazi espositivi sono sold out già da febbraio: “Avremo 1200 espositori, di cui 400 stranieri, in 8 padiglioni: ci rivolgiamo a tutto il mondo, oltre allo showcase espositivo proporremo contenuti, con un evento ‘Visioni d’avanguardia’, che vuole combinare arte e tecnologia, mostrando come gli italiani sono capaci di produrre innovazione tecnologica efficace ma anche bella”.

“La fiera”, continua Castelli, “con i suoi focus su sostenibilità, intelligenza artificiale, digitalizzazione e cybersecurity, offre un’opportunità unica per esplorare soluzioni innovative. Gli espositori stanno investendo su tecnologie che migliorano l’efficienza, ma anche l’impatto ambientale”.

In un mercato in grande cambiamento e trasformazione, conclude Castelli, anche le fiere devono cambiare, e per questo IPACK-IMA insisterà molto sull’aspetto esperienziale, mettendo in mostra l’innovazione (“per esempio avremo tre smart factories, per far toccare con mano al visitatore le fabbriche di domani”), ma anche lavorando con la capogruppo Informa per presidiare con manifestazioni in Africa, Sud-est Asiatico, Brasile, i mercati extra euro a lungo raggio.

“Nel contempo insieme a Unione Italiana Vini lanceremo nel novembre 2026 il nuovo progetto Bevertech, una fiera con cui dimostreremo le nostre competenze verticali parlando al mondo di tecnologie per liquid food e beverage”.

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