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Geotab dice la sua sui veicoli a motore termico anche dopo il 2035: il dietrofront dell’UE invita a guardare ai dati

In un contesto politico e normativo volatile, le flotte dovrebbero continuare a concentrarsi sull’utilizzo sapiente dei dati, piuttosto che sulla politica, per ottenere vantaggi immediati in termini di efficienza e sostenibilità.

Transizione Energetica / Sostenibilità

La decisione della Commissione UE di rivedere il divieto totale di vendita dei motori termici a partire dal 2035, abbassando l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 dal 100% al 90%, può essere vista da un lato come una proroga, dall’altro come un passo indietro nel percorso verso la decarbonizzazione.

Geotab sottolinea come, dal punto di vista concreto, questo non rappresenti una svolta così significativa per i fleet manager, che si confrontano quotidianamente con la necessità di conciliare sfide economiche e di efficienza operativa. Tuttavia, nonostante la proposta debba ancora affrontare un iter legislativo complesso in Parlamento, il semplice fatto che gli obiettivi stiano cambiando conferma un aspetto importante: le normative possono essere volatili.

“Mentre le istituzioni politiche portano avanti il dibattito, le esigenze in termini di ottimizzazione dei costi rimangono le stesse. Il pericolo, però, è che ora le aziende interpretino questo ‘reset’ normativo come il permesso di sospendere il proprio percorso di modernizzazione”, spiega Franco Viganò, AVP EMEA & Italy Country Manager di Geotab“Potrebbe essere un errore strategico importante: la spinta verso l’elettrificazione e la riduzione delle emissioni non è mai stata solo una questione di conformità al divieto del 2035, né esclusivamente di profitto. Si tratta di un duplice obiettivo, che risponde all’urgenza di una reale sostenibilità, combinata con l’esigenza di ottenere vantaggi immediati in termini di efficienza”.

Con o senza divieto ai motori termici, è la sostenibilità pragmatica a fare la differenza

Per le flotte, il vero approccio vincente è quello che promuove la cosiddetta “sostenibilità pragmatica”, che guarda oltre i soli obiettivi legislativi a lungo termine, per offrire un empowerment immediato basato sui dati. Che l’obiettivo di riduzione delle emissioni sia 100% o 90%, oggi gli sprechi nelle flotte (determinati da soste a motore acceso, percorsi inefficienti e utilizzo errato del carburante) stanno già costando molto alle aziende. Invece, utilizzando i dati per semplicemente correggere abitudini inefficienti, grandi flotte come quelle che operano nel settore logistico e dei trasporti possono risparmiare decine di migliaia di euro al mese sui costi operativi e, al contempo, ridurre le emissioni di CO₂ di migliaia di tonnellate all’anno.

Questo dimostra come responsabilità ambientale e performance aziendali possano (e debbano) migliorare insieme.

Il “Reset” aumenta la complessità

Oggi si sta passando da un approccio netto, del tipo “tutto o niente”, a un sistema più flessibile, che porterà flotte miste complesse ad operare più a lungo del previsto. Gestire una flotta mista di veicoli elettrici, ibridi e con motori a combustione interna richiede un nuovo livello di analisi, mettendo in luce i limiti di una gestione basata sull’“istinto”. Restare fedeli a una strategia apparentemente semplice che favorisce unicamente il diesel può sembrare sicuro, ma significa in ultima analisi accettare costi operativi più alti rispetto ai competitor che invece hanno imparato a ottimizzare il mix energetico.

Recenti analisi di Geotab mostrano che, nelle flotte, ben tre quarti (75%) dei veicoli leggeri operano entro il raggio giornaliero degli EV moderni, riducendo il rischio di transizione per la maggior parte della flotta. Tuttavia, i dati rivelano anche che quasi la metà (49%) dei veicoli delle flotte europee è già economicamente adatta all’elettrificazione, con importanti riscontri dal punto di vista dei costi di proprietà e gestione rispetto agli equivalenti a benzina o diesel.

“Non ci si può permettere di utilizzare i veicoli elettrici dove non sono adatti, né di mantenere un furgone diesel su una tratta dove l’elettrico ridurrebbe emissioni e costo totale di proprietà. L’attenzione non dovrebbe essere posta sulla minoranza di veicoli che potrebbero richiedere motori a combustione più a lungo: al contrario, dovrebbe andare su quel 50% di veicoli non elettrici che stanno letteralmente facendo perdere denaro alle aziende”, prosegue Viganò.

Flotte aziendali: come mantenere la stabilità in un contesto incerto

Per l’industria automobilistica, il momento attuale può rappresentare un importante punto di svolta, che vede i produttori affrettarsi ad adeguarsi ai nuovi obiettivi per il 2030 e il 2032. Le flotte, tuttavia, non possono permettersi di variare la propria strategia a ogni cambio di rotta politica. Al contrario, serve una strategia che permetta di sopravvivere al ciclo degli eventi e, possibilmente, di anticiparli.

Come? Concentrandosi sugli asset attuali: sfruttare i dati dei veicoli e le piattaforme telematiche per identificare quali veicoli può essere economicamente vantaggioso sostituire già oggi, indipendentemente dalle regolamentazioni. Ottimizzando gli aspetti operativi: non aspettare il 2035 per ridurre le emissioni, ma gestire sin da subito quanto può essere già migliorato, come il consumo di carburante e le soste a motore acceso.

“L’UE potrebbe aver concesso un po’ più di tempo ai motori termici, ma non ha cambiato l’obiettivo finale. Il mercato ormai riconosce il valore dei veicoli elettrici e, indipendentemente dall’entrata in vigore dei vari obblighi, per le aziende continuerà ad essere importante utilizzare il potere dei dati per eliminare le inefficienze. Aspettare di avere certezze normative assolute è una strategia di stagnazione: l’efficienza richiede azione ora”, conclude Viganò.

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