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Lo evidenzia la ricerca di B-PlanNow, sul mondo delle startup greentech, che mostra le grandi potenzialità del settore ma anche le aree di miglioramento in termini di investimenti ESG.
Nel nostro paese a fine 2022 erano 14.262 (dati InfoCamere) le startup innovative: di queste, il 27,5% ha sede in Lombardia e il 76,7% è attiva nei servizi alle imprese. Ma quante di queste sono “green” e quali strategie adottano? Alla domanda ha risposto una ricerca, appena rilasciata, a cura di B-PlanNow (https://b-plannow.com/), acceleratore di startup per progetti in fase di avvio con un approccio unico e coerente.
Questa iindagine ha rivelato come al momento in Italia esistano circa 370 startup a vocazione totalmente “green” e i settori più presidiati sono “Agritech & Food” (20%) “Energia” (19%). Seguono Industria (15%), Mobilità Sostenibile (12%) e Riciclo (11%), più indietro Real Estate e Climate Monitoring.
Di fatto, secondo questa ricerca, la percentuale delle startup a vocazione sostenibile non raggiunge il 3% del totale, ma ha registrato una crescita ed un’accelerazione notevole rispetto all’anno precedente (+42%). Tra i motivi, l’incremento degli investimenti in sostenibilità, solo in Italia negli ultimi anni parliamo di circa 700 milioni di euro raccolti (il 29% in ambito Agritech, il 23% per rinnovabili e affini, il 15% per la mobilità sostenibile).
A livello territoriale, le startup “greentech” primeggiano in Lombardia (circa 22%), Lazio (12%) e Piemonte (11%) mentre la città principe è Milano, seguita da Roma e Torino. Gli investimenti in startup greentech italiane provengono, per l’87%, da fonti nazionali: i capitali stranieri incidono ancora troppo poco e la quota pro-capite ci pone peraltro al penultimo posto dietro la Grecia, con solo 3.5 euro; Germania e Francia nel 2022 hanno investito rispettivamente 30 e 40 euro per capita.
Negli ultimi 12 mesi (fonte: ricerca indipendente di FTI Consulting, commissionata da Amazon), due terzi degli investitori (69%) hanno richiesto maggiori dettagli sulle credenziali di sostenibilità delle startup in cui stanno investendo. A livello europeo, oltre la metà (52%) degli investitori sostiene di aver rifiutato un’opportunità di investimento in una startup negli ultimi 12 mesi a causa di preoccupazioni rispetto alle credenziali di sostenibilità dell’azienda.
“Analizzando i dati dell’ultimo State of Climate Tech Report di PricewaterhouseCoopers - spiega Nicola Zanetti, CEO e founder di B-PlanNow - notiamo come la crescita del capitale investito in startup green a livello globale abbia superato il 200% tra 2020 e 2021, toccando gli 87 miliardi di dollari. In Italia non abbiamo questi numeri ma possediamo un ecosistema giovane e con grandi possibilità”.
La Ricerca mostra anche in quali ambiti le startup greentech italiane reinvestano i fondi ottenuti: al primo post troviamo, senza sorprese, la Ricerca & Sviluppo (58%), seguita dal Marketing (21%). “La nostra ricerca - conclude Zanetti - evidenzia i passi ancora da compiere per l’ecosistema greentech italiano, soprattutto sul fronte della raccolta di capitali. In B-PlanNow abbiamo una Unit dedicata proprio a questo e ci adoperiamo su tantissimi fronti, dalle fasi early a quelle più mature”.
Un aggiornamento per le imprese che cercano alternative concrete alla chiusura dello sportello “Transizione 5.0” e all’esaurimento dei fondi disponibili. Muffin, piattaforma digitale in Europa specializzata nella gestione della finanza agevolata, ha raccolto e aggiornato in un unico quadro le misure attive in Veneto, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Puglia. A disposizione 200 mln di euro per progetti di efficientamento energetico, innovazione, digitalizzazione e riorganizzazione.
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