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Boom di investimenti per le Startup italiane nel 1° semestre 2025: +39% sul 2024

Raccolti 353,4 milioni di euro in 99 round nei primi sei mesi dell’anno. Equity crowdfunding a +59%. Medtech e AI tra i settori più finanziati. I dati presentati al SIOS25 Summer di Torino.

Startup

Il primo semestre 2025 segna una svolta per l’ecosistema delle startup italiane, che tornano protagoniste con una crescita significativa degli investimenti. Nei primi sei mesi dell’anno, le startup hanno raccolto complessivamente 353,4 milioni di euro attraverso 99 operazioni di finanziamento, registrando un incremento del 38,88% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando erano stati raccolti 254,5 milioni in 87 round. Anche il numero delle operazioni è cresciuto del 13,79%, segno di un rinnovato dinamismo del settore.

A trainare la crescita sono soprattutto i comparti medtech, lavoro/HR tech, biotech, deeptech e fintech, con il settore medtech in testa per numero di round chiusi. L’avanzata dell’intelligenza artificiale e della digitalizzazione si riflette anche sulla qualità delle startup finanziate, sempre più orientate a innovazione e impatto sociale. La Lombardia si conferma la regione più attrattiva con il 44,9% dei round, seguita da Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Piemonte.

Questa è la fotografia che emerge dai dati presentati al SIOS25 Summer tenutosi al Politecnico di Torino e raccolti nel paper di metà anno firmato StartupItalia That’s Round.

Tra i trend positivi, quello sull’equity crowdfunding: secondo l’Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano, nei primi cinque mesi del 2025 sono stati investiti 7,27 milioni di euro in 14 startup, in aumento del 59,27% rispetto ai 4,56 milioni raccolti da 15 startup nello stesso periodo del 2024. Resta fondamentale una visione più coraggiosa e una maggiore collaborazione tra pubblico, privato e università per accelerare la crescita e colmare il gap con i principali ecosistemi europei.

Silvia Barbero, Vicerettrice per la comunicazione e la promozione del Politecnico di Torino, commenta: “L’università può e deve provare a ridurre questo gap, fungendo da nodo attivo di connessione tra le varie anime dell’innovazione: startup, imprese, investitori, istituzioni. I giovani sono pronti, diamo loro fiducia, strumenti e spazio”.

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