Recupero e utilizzo di acque di depurazione o di processo industriale, lo stoccaggio di acqua in piccoli invasi artificiali, l’iniezione di acqua nel sottosuolo per la ricarica della falda e la chiusura del ciclo delle acque di processo industriale per ridurre i prelievi da acquedotto e la falda. Queste le tipologie di intervento messe a punto da Assoreca e Proger
Un modello di gestione integrata e circolare dell’acqua, basato su un sistema di utilizzo “a cascata” che massimizza l’efficienza della risorsa, con un focus particolare sul recupero, il riutilizzo e lo stoccaggio dell’acqua. Questo è l'obiettivo prioritario del progetto pilota presentato dal gruppo di lavoro Assoreca (lAssociazione che rappresenta le aziende che operano nei settori dell’ambiente, sicurezza, energia, salute e responsabilità sociale in Italia) coordinato da Proger, realtà con oltre 70 anni di esperienza, oggi prima in Italia tra le società indipendenti di ingegneria, con un valore della produzione che supera i 180 milioni di euro.
Il progetto pilota per la sostenibilità idrica territoriale realizzato nel Novarese consta di quattro tipologie di intervento principali, derivate da una analisi approfondita del territorio novarese: il recupero e l’utilizzo di acque di depurazione o di processo industriale, lo stoccaggio di acqua in piccoli invasi artificiali, l’iniezione di acqua nel sottosuolo per la ricarica della falda e la chiusura del ciclo delle acque di processo industriale per ridurre i prelievi da acquedotto e la falda.
Si tratta di accantonare l’acqua quando questa è disponibile in abbondanza, per poi riutilizzarla nei periodi in cui la domanda supera l’offerta. Questo sistema necessita quindi di una fonte di alimentazione (che a seconda degli specifici interventi consiste in un corpo idrico superficiale o in un depuratore) dalla quale prendere i volumi d’acqua da stoccare in un serbatoio (invaso artificiale o falda) per essere poi utilizzate per l’agricoltura mediante opere di canalizzazione o pozzi (in parte esistenti, in parte da realizzare).
A seconda delle specificità del singolo intervento, il progetto è ovviamente corredato da un insieme di opere e manufatti che servono per collegare tra loro le diverse componenti del sistema e per collegare il sistema al territorio (in entrata e in uscita). In un contesto di resilienza e circolarità non poteva non essere fatto ricorso a forme di alimentazione energetica da fonti rinnovabili (fotovoltaico, minihydro), così come per le opere di impermeabilizzazione egli invasi la preferenza è stata data, per quanto possibile, a materiali ecocompatibili.
Questo modello si propone come intervento utile, quando non necessario per affrontare le sfide del cambiamento climatico. I risultati del progetto pilota assumono particolare rilevanza alla luce degli effetti sempre più evidenti delle variazioni climatiche, che alterano la distribuzione stagionale delle piogge e aumentano il rischio di siccità e alluvioni. Sfruttando questo progetto pilota, Proger ha anche avuto modo di verificare e rendere tangibile l’interesse del mondo finanziario a progetti che offrono soluzioni di finanziamento “green” e possono, in modo efficace, mettere l’imprenditoria industriale e soprattutto agricola, in condizione di potersi dotare di soluzioni per la resilienza delle proprie attività quali quelle testate e messe a punto nel corso del progetto pilota stesso.“Le soluzioni sviluppate nel progetto pilota sono state concepite per lo specifico territorio di intervento – ha spiegato Marco Sandrucci, Head of Enviroment & Geology Department di Proger - ma il loro approccio modulabile e scalabile le rende replicabili in diversi contesti. Il sistema prevede l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e materiali ecocompatibili, in linea con i principi di sostenibilità ambientale”.
Il progetto pilota del gruppo di lavoro Assoreca guidato da Proger dimostra la necessità di un approccio olistico che coinvolga agricoltura, industria, urbanizzazione, finanza e tessuto sociale per garantire la protezione e la riqualificazione del territorio in un contesto di cambiamenti climatici sempre più critico.
Il verde come patrimonio ecologico ha già accumulato 105 tonnellate di CO2 dal momento del suo impianto e sequestra 30,5 tonnellate l’anno tra alberi, arbusti e prato, contribuendo a ridurre le temperature locali contrastando le sempre più frequenti ondate di calore. Sono tra i principali benefici ecosistemici di Ecovillaggio Montale misurati dal CNR- Istituto per la Bioeconomia.
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