: "I rischi del lock-in" La sovranità secondo Aruba.it
A Ecomondo presentato uno studio di Utilitalia, federazione delle Utility italiane, dedicato ai fanghi da depurazione. In Italia ne vengono prodotte 3,24 milioni di tonnellate, ma gli impianti per la valorizzazione e per lo smaltimento sono concentrati nel nord e nel centro e le procedure di infrazione costano al Paese 60milioni all’anno. Lo studio sottolinea come servano impianti per evitare le infrazioni e migliorare l’impiego dei fanghi in agricoltura e per ottenere energia.
In Italia vengono prodotte ogni anno 3,24 milioni di tonnellate di fanghi di depurazione. Un rifiuto che si può trasformare in risorsa per l’utilizzo in agricoltura o attraverso il recupero energetico e di materia. Nel nostro Paese, però, il sistema si regge su un equilibrio precario: a un sistema insufficiente di depurazione (che ci costa 4 procedure di infrazione, con 60 milioni di euro pagati ogni anno) si accompagna una carenza di impianti sia per il corretto utilizzo in agricoltura, sia per il recupero di materia e per quello energetico con produzione di biometano ed energia elettrica o termica. Ciò nel presupposto che lo smaltimento in discarica, sicuramente l’opzione ambientalmente meno conveniente, vada minimizzato a favore del recupero, come previsto anche nella bozza di revisione della Direttiva Europea sulle acque reflue urbane. Lo evidenzia Utilitalia (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), che a Ecomondo ha presentato la seconda edizione dello studio “Fabbisogni impiantistici per una corretta gestione dei fanghi di depurazione”.
“In linea con gli standard forniti da ARERA, i gestori del servizio idrico sono impegnati da tempo in politiche incentrate sulla riduzione dell’utilizzo della discarica per lo smaltimento dei fanghi da depurazione, spiega Alessandro Russo, vicepresidente di Utilitalia. Questo studio dimostra che nei prossimi anni occorreranno impianti sia per il recupero di materia e successivo utilizzo in agricoltura, sia per il recupero energetico con produzione, tra gli altri, di biometano. In Italia la normativa risale al 1992 e già da tempo ne sosteniamo la necessità di un aggiornamento. Ciò alla luce sia di un diverso approccio alla tutela dell’ambiente sempre più focalizzato sulla prevenzione e la circolarità, sia sulla base degli studi scientifici in corso che devono costituire il fondamento delle scelte inerenti le future norme”.
Nel 2021, il 54% dei fanghi è stato avviato a recupero ed il restante 46% a smaltimento con situazioni piuttosto diversificate tra le macroaree. Il Centro ed il Sud, infatti, hanno esportato complessivamente circa 480.000 tonnellate di fanghi verso altre regioni, soprattutto del Nord. Un quadro che rischia di essere aggravato nei prossimi anni da due fattori. Da un lato, migliorare le performance dal punto di vista della depurazione farà crescere i quantitativi di rifiuto da gestire: con la risoluzione delle procedure di infrazione si stima che si produrranno circa 800mila tonnellate di fanghi in più, arrivando a circa 4 milioni di tonnellate annue. Dall’altro lato, una mancata o una forte riduzione dell’utilizzo agricolo, sottoposto frequentemente a limitazioni e praticato comunque in un quadro di incertezza normativa, causa una norma datata che andrebbe urgentemente riformata, aggraverebbe ulteriormente la situazione di deficit gestionale del Centro-Sud, mettendo anche il Nord in forte difficoltà.
Questo perché a oggi la quasi totalità delle 1,3 milioni di tonnellate di fanghi avviati a recupero viene trattata per un successivo utilizzo in agricoltura, sia in forma diretta sia attraverso la produzione di ammendanti compostati misti e di gessi di defecazione. Nel caso venisse a mancare l’utilizzo agricolo, occorrerebbe trovare immediata collocazione per circa 1,32 milioni di tonnellate di fanghi, alle quali andrebbero a sommarsi ulteriori 800.000 tonnellate derivanti dalla risoluzione delle procedure di infrazione.
Il 51% delle startup utilizza l'AI analitica, il 41% Generative AI. Ma tra gli operatori finanziari prevale cautela: il 93% dei progetti di intelligenza artificiale punta a mantenere basso il rischio per il proprio istituto.
11-12-2025
Il Business Incubation Centre dell’Agenzia Spaziale Europea, gestito dall’Incubatore del Politecnico di Torino (I3P) in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, festeggia i primi quattro anni di attività con il raggiungimento di due importanti traguardi che confermano la solidità di Torino come principale polo nazionale per le tecnologie spaziali.
11-12-2025
Le due certificazioni sono un punto di partenza, sottolinea la società. Il risultato rappresenta un passo avanti considerevole e posiziona il Club tra le realtà più avanzate del panorama calcistico europeo. Non a caso, come sottolinea Stefano Perrone, Chief Operations Officer della società, "Parma Calcio entra fra le prime tre società in Europa ad avere una doppia certificazione ISO”.
11-12-2025
Marco Lombardi, CEO di Proger, una delle Società responsabili della progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina, risponde alle numerose critiche sull'impatto tecnologico-ambientale ed economico del Ponte sullo Stretto.
10-12-2025
Le città “full digital” sono Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Modena, Parma, Prato, Rimini, Roma Capitale, Siena, Torino, Trento e Venezia.
Marco Lombardi, CEO di Proger, una delle Società responsabili della progettazione del Ponte sullo Stretto di Messina, risponde alle numerose critiche sull'impatto tecnologico-ambientale ed economico del Ponte sullo Stretto.
Giovanna Labartino, Senior Economist del Centro studi di Confindustria, presentando il rapporto "IA e lavoro: nel cuore della trasformazione" sottolinea alcune questioni oggi al centro del dibattito sul tema intelligenza artificiale-occupazione.
Il team di Strumentazione Ottica dell’Università di Milano ha realizzato due nuovi strumenti ottici nell’ambito dei progetti di ricerca SPARK, alle isole Svalbard, e OPTAIR, in Antartide. Il primo è in grado di misurare contemporaneamente la propagazione della luce, la stratigrafia e la dimensione dei cristalli di ghiaccio nel manto nevoso. L’altro, al Polo opposto, in Antartide, monitora l’aerosol atmosferico, la sua deposizione al suolo e il suo effetto climatico.