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Italia ultima in Europa per rete autostradale e ferroviaria

Italia ultima in Europa superata da Germania, Francia, Spagna per estensione della rete autostradale (Spagna prima con 15.825km contro i 7.556 dell’Italia) e rete ferroviaria ad alta velocità (in testa sempre la Spagna con 3.142km contro i 734 dell’Italia).

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Gli investimenti in infrastrutture sono strettamente correlati con la produttività economica, stimolano l’economia, migliorano l’efficienza economica, rendono il paese più competitivo, facilitano il commercio e l’integrazione economica regionale, e favoriscono la riduzione di emissioni di carbonio. Ma la resilienza delle infrastrutture critiche è essenziale per garantire la continuità dei servizi. “Maggiori investimenti in misure preventive, come il rafforzamento delle infrastrutture contro eventi estremi e l'adozione di tecnologie di sicurezza avanzate saranno sempre più necessari per ridurne il rischio di malfunzionamento e limitare i danni economici potenziali”, afferma Francesco Baldi.

Il report “Infrastrutture critiche: trasporti e telecomunicazioni in Italia e nei principali paesi europei” di Rome Business School, esplora gli asset strategici del paese quali strade, ferrovie, aeroporti, porti e la rete di connessione internet fissa e mobile, insieme alle minacce alla sicurezza dovute ai cyberattacchi, comparando l’Italia alle altre tre principali potenze europee, quali Germania, Francia, Spagna. L’analisi è a cura di Francesco Baldi, Docente dell'International Master in Finance di Rome Business School; Massimiliano Parco, Economista, Centro Europa Ricerche e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca Divulgativo di Rome Business School.

Trasporto: l’Italia ultima tra i principali paesi europei per autostrade e ferrovie

Investimenti in infrastrutture di trasporto migliorano produttività e crescita economica, riducendo i costi logistici e migliorando l'accesso ai mercati. Tuttavia, la morfologia dell’Italia, particolarmente complessa, e minori investimenti rispetto ad altre potenze europee, ne hanno rallentato l’espansione negli anni, rallentandone mobilità e competitività. Caso virtuoso in Europa, la Spagna con un'espansione senza precedenti della sua rete autostradale: partendo da una base di 4.693 chilometri nel 1990, ha quasi triplicato la sua lunghezza in un decennio, superando i 12.000 chilometri già all’inizio degli anni 2000 e sfiorando i 16.000 chilometri nel 2022. L'Italia risulta il fanalino di coda tra Germania, Francia e Spagna, con una rete autostradale che nel 1990 contava circa 6.000 chilometri, la cui espansione è stata limitata, superando appena i 7.500 chilometri nel 2022, +25%. “La rapida crescita della rete autostradale spagnola è un chiaro indicatore di una strategia economica, volta a favorire lo sviluppo economico attraverso una maggiore accessibilità e mobilità”, afferma Massimiliano Parco.

L’Umbria, il Molise e la Basilicata si distinguono per detenere la più bassa presenza di autostrade, ad eccezione della Sardegna, unica regione italiana ancora sprovvista di rete autostradale. Si ripete lo stesso caso con le ferrovie. Nel 2022, la Spagna ha la rete ferroviaria ad alta velocità più estesa d'Europa con 3.142 km. La Francia segue con 2.771 km, offrendo buone connessioni tra le grandi città ma con una penetrazione minore nelle aree meno sviluppate; al terzo posto c’è la Germania con 1.104 km ma si concentra sull’efficienza e sull’integrazione piuttosto che sull’espansione rapida e all’ultimo posto troviamo l’Italia con appena 734 km, il che limita l’accesso all’infrastruttura e riduce il ritorno economico degli investimenti effettuati.

Aeroporti e porti: forte crescita per Spagna e Italia

Tra il 2003 e il 2023, il numero di passeggeri nei principali aeroporti europei è aumentato significativamente. Parigi Charles de Gaulle ha registrato 67,5 milioni di passeggeri nel 2023 (+40,6% rispetto ai 48 milioni del 2003), Madrid Barajas è cresciuto da 35,6 milioni a 60,1 milioni (+68,8%) e Francoforte è passato da 48,6 milioni a 59,3 milioni (+22,1%). L’aeroporto, tra quelli dei paesi analizzati, che è cresciuto di più negli ultimi anni è Barcellona El Prat, passando da 22,6 a 49,9 milioni (+120,8%) anche grazie all’essere diventato un hub per le compagnie aeree low-cost. In Italia, Milano Malpensa ha visto un aumento del 48%, da 17,7 a 26,2 milioni, ma è Roma Fiumicino a crescere maggiormente: da 25,4 a 40,7 milioni (+60,2%).Questo aumento del traffico aereo in Italia è strettamente legato all'espansione del turismo nel nostro paese e al connesso potenziamento delle infrastrutture aeroportuali, che hanno reso Malpensa e Fiumicino scali sempre più competitivi a livello internazionale”, afferma Francesco Baldi.

Per quanto riguarda i porti marittimi, tra il 2013 e il 2022, i volumi di merci movimentati nei principali porti europei hanno mostrato dinamiche contrastanti. Il porto di Amburgo, pur rimanendo il principale snodo marittimo in Europa, ha visto una riduzione del 14,3%. Al contrario, i porti di Genova (+17,1%), e gli spagnoli Algeciras (+20,1%) e Valencia (+20,2%) hanno registrato aumenti nei volumi di merci. Il maggior incremento è stato però quello del porto di Trieste, con un +39,7%, raggiungendo lo stesso livello di movimentazione di Valencia (64 milioni di tonnellate) e avvicinandosi sempre più al porto di Marsiglia (67 mln di tonnellate). “Il porto di Trieste – afferma Massimiliano Parco – è un asset strategico per gli scambi commerciali tra Italia e l’estero di assoluto rilievo. L’incremento dell’ultimo decennio è stato reso possibile da una maggior integrazione con i mercati orientali (Cina, India, Turchia), favoriti da una stretta interconnessione con la rete ferroviaria che direziona treni merci verso Austria, Germania e Ungheria”.

Le telecomunicazioni: asset sempre più strategico

La Connettività misura la diffusione di infrastrutture fisse (a banda larga), la velocità di connessione e l’accessibilità ai servizi digitali per la popolazione. “In Italia, come negli altri paesi - commenta Baldi - la dimensione della Connettività non solo fornisce una misura dell'accesso ai servizi digitali, ma anche un'indicazione del livello di preparazione di un Paese nell'affrontare le sfide della transizione digitale. Una connettività solida è la base per l'adozione di tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things, e per promuovere una crescita economica sostenibile e inclusiva”.

Secondo le rilevazioni della Commissione Europea mediante l’indice DESI (Digital Economy and Society Index), volte a valutare i progressi digitali di un paese guardando alla funzionalità delle infrastrutture, nel 2023 la Spagna ha la più alta percentuale di famiglie connesse a Internet da casa (96,5%), seguita dalla Francia (93,3%), dall'Italia (91,9%) e dalla Germania (91,7%). Per la velocità di connessione (almeno 100 Mbps), la Spagna è cresciuta rapidamente dal 17,6% al 87,5% tra il 2017 e il 2022. Italia e Francia hanno raggiunto rispettivamente il 59,6% e il 51,4%, mentre la Germania è al 38,5%. Per quanto riguarda la copertura della fibra nel 2023, l'Italia guida con il 95,2%, seguita dalla Francia (81,4%), Spagna (59,3%) e Germania (29,8%). Andando a vedere la copertura 5G, Italia (99,5%) e Germania (98,1%) hanno quasi coperto tutto il territorio, mentre la Francia è salita dal 74,4% al 93,2% e la Spagna dal 58,9% al 93% tra il 2021 e il 2023.

Minacce alla sicurezza delle reti: la situazione in Italia

Nel 2023, l'Italia ha registrato un significativo aumento degli attacchi informatici, con un incremento del 29% nel numero di attacchi e del 140% negli incidenti. Il CSIRT Italia ha monitorato 3.302 soggetti colpiti, contro i 1.150 del 2022, segnando un aumento del 300%. Secondo il Rapporto CLUSIT 2024, gli incidenti informatici sono aumentati del 65% e l'Italia ha subito l'11% degli attacchi globali, in crescita rispetto al 3,4% del 2021 e al 7,6% del 2022, collocandosi come il terzo paese più colpito dell’Unione. Gli attacchi di cybercrime hanno rappresentato il 64% del totale, con un incremento del 13%, mentre l'hacktivism è salito dal 7% al 36%, e i settori più colpiti sono: il settore governativo, che ha subito il 19% degli attacchi, seguito dal manifatturiero (13%) e dal settore dei trasporti, che ha visto un aumento del 620%.

L'impatto degli attacchi ha spinto a intensificare gli investimenti in cybersicurezza. Si è passati arrivati a 1,8 miliardi di euro (+12,4% vs 2022), con previsioni di crescita a circa 2 miliardi nel 2024. Le banche hanno investito 388 milioni di euro nel 2023 (+11,8%), mentre l'industria ha speso 372,7 milioni (+12,1%). La pubblica amministrazione ha registrato una spesa di 297,2 milioni (+16%), sostenuta dagli investimenti correlati alla Strategia Nazionale di Cybersicurezza 2022-2026 e dai finanziamenti del PNRR. Anche in questo settore, la spesa dovrebbe aumentare fino a 343 milioni di euro nel 2024.

Gli investimenti in Threat Intelligence hanno raggiunto 162,5 milioni di euro nel 2023, con una previsione di aumento a 185 milioni nel 2024. Inoltre, la Strategia Nazionale di Cybersicurezza mira a realizzare 82 azioni entro il 2026, con un fondo annuale di 420 milioni di euro per rafforzare la difesa dei sistemi informativi pubblici e garantire l'indipendenza tecnologica, affiancato da un fondo di gestione di 70 milioni entro il 2026. Sarà anche importante incorporare soluzioni di Intelligenza Artificiale. Infatti, secondo un rapporto di Marketsand Markets, il mercato globale delle soluzioni di IA per la cybersecurity crescerà da 22,4 miliardi di dollari nel 2023 a 60,6 miliardi di dollari nel 2028, segnando un incremento del 274%, quasi triplicandosi.

"La protezione delle infrastrutture critiche non è solo una questione di sicurezza; è un imperativo strategico per garantire la continuità operativa della nostra società. Solo attraverso investimenti mirati e una visione integrata possiamo affrontare le minacce informatiche e fisiche, preservando la stabilità economica, sociale e sanitaria del nostro paese”, commenta Valerio Mancini.

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