Natura e benessere in città: le strategie ENEA per l'ambiente urbano

Le Soluzioni basate sulla Natura (NBS), come foreste urbane, tetti verdi e agricoltura verticale, giocano un ruolo cruciale nella riduzione della mortalità cittadina, grazie alla loro capacità di mitigare gli estremi termici sia in estate che in inverno.

Autore: Redazione InnovationCity

Foreste urbane, corridoi verdi, agricoltura verticale, tetti green e pavimentazioni permeabili: sono alcune ‘Soluzioni basate sulla Natura’ (NBS ovvero Nature-based Solutions) per ridurre la mortalità nelle aree urbane, grazie alla loro capacità di mitigare le temperature sia in estate che in inverno. È quanto emerge da una ricerca internazionale pubblicata sulla rivista Forests e condotta nell’ambito del progetto europeo VEG-GAP, coordinato da ENEA, che ha analizzato il potenziale sul medio-lungo termine del rinverdimento urbano. I risultati dello studio in due città campione italiane evidenziano che l’adozione di interventi verdi potrebbe evitare ogni anno fino 3,4 decessi a Bologna e 1,2 a Milano.

“La vegetazione aiuta a contrastare l’effetto isola di calore nelle città, favorendo il raffrescamento urbano e portando benefici alla salute dei cittadini, soprattutto nelle aree più urbanizzate”, spiega Mihaela Mircea, ricercatrice ENEA del Laboratorio Modelli e misure per la qualità dell’aria e osservazioni climatiche, coordinatrice del progetto VEG-GAP, nonché coautrice dello studio insieme ai colleghi Ilaria D’Elia, Massimo D’Isidoro e Felicita Russo. “La variabilità climatica – aggiunge – non si limita a provocare ‘solo’ ondate di caldo o di freddo estreme, ma altera anche l’andamento delle temperature nel lungo periodo. Ed è quindi fondamentale comprendere come queste esposizioni prolungate a temperature molto variabili possano influire sulla salute della popolazione che vive in città”.

Per valutare l’impatto del rinverdimento urbano sulle temperature cittadine, i ricercatori si sono avvalsi di due modelli a elevata risoluzione spaziale (1 km²), in grado di stimare la qualità dell’aria e la mortalità nel lungo termine, attribuibile sia all’aumento (gradi caldo) che alla diminuzione (gradi freddo) della temperatura giornaliera. Per le città di Milano e Bologna è stato utilizzato il sistema modellistico italiano MINN Isviluppato da ENEA, mentre per la terza città campione, Madrid, si è ricorso al sistema modellistico internazionale WRF-CMAQ.

A Milano, la realizzazione di un piano di rinverdimento urbano porterebbe a lievi variazioni rispetto alla temperatura ottimale per la salute, pari a + 0,1 °C nelle giornate più calde e a -2,4 °C in quelle più fredde. Queste variazioni si tradurrebbero in un leggero aumento della mortalità legata al caldo (+0,9 decessi l’anno) e in una diminuzione più significativa di quella attribuibile al freddo (-2,1 decessi/anno), con un saldo positivo di 1,2 morti evitate ogni anno. “Il limitato impatto di soluzioni NBS sulla temperatura a Milano è correlato sia alle azioni di rinverdimento pianificate che alla morfologia urbana, caratterizzata da una topografia piatta e da un’elevata densità edilizia, che rende difficile ottenere effetti di raffrescamento significativi tramite le azioni di rinverdimento considerate nello studio”, sottolinea Mircea.

Anche a Bologna, un nuovo piano di rivegetazione urbana determinerebbe un ‘raffrescamento’ soprattutto nella parte nord della città (fino a circa 0,2 °C in meno) e una lieve riduzione dei gradi caldo (-0.7 °C). In termini di impatto sulla salute, diminuirebbe di più la mortalità associata al freddo (3 morti l’anno evitate) rispetto a quella legata al caldo (-0,4 morti), per un bilancio netto di3,4 decessi evitati.

Più significativo l’impatto dell’introduzione di soluzioni green a Madrid: si avrebbe una riduzione netta di 4,1 decessi annui, dovuta alla diminuzione della mortalità legata al caldo (7,4 decessi in meno all’anno) e a lieve aumento della mortalità associata al freddo (3,2 decessi in più a causa, principalmente, dell’incremento dei gradi freddo).

“Le soluzioni NBS possono giocare un ruolo chiave nel rendere le città più resilienti di fronte al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità, minacce globali che non possono essere affrontate separatamente dalla questione della crescita urbana, considerando che entro il 2050 circa il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane”, commenta Mircea. “Per questo motivo – conclude – un numero crescente di amministrazioni pubbliche le sta integrando nelle proprie strategie di gestione del territorio e di protezione dei cittadini, per affrontare sfide sempre più urgenti come la scarsità di risorse idriche, il rischio di alluvioni e di ondate di calore e il degrado degli ecosistemi causato dall’urbanizzazione e dai cambiamenti climatici”.


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